Onorevoli Colleghi! - Gli Istituti italiani di cultura all'estero rappresentano l'immagine, la storia, la cultura di tutti i secoli, antica e contemporanea, la lingua del nostro Paese. Essi sono dunque agenzie di estrema rilevanza, la cui attività influenza la percezione dell'identità e dell'immagine italiana, toccando tutti gli aspetti della presenza italiana nel mondo, anche nei settori non direttamente connessi con la cultura. Sugli Istituti italiani di cultura all'estero ricade dunque la responsabilità di formare e diffondere l'immagine italiana, in un mondo di comunicazioni che si orienta in misura molto grande sulla qualità dell'immagine. A tale fine gli Istituti devono essere sostenuti con una ridefinizione della loro missione ed un sistema di connessioni con il Paese (la sua struttura sia istituzionale che culturale), adeguatamente ricca e articolata. Si propone che sia costituito a tal fine, presso il Ministero degli affari esteri, un Dipartimento per la cultura, la lingua e l'immagine dell'Italia nel mondo. La costituzione del Dipartimento, in luogo della già esistente Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale, dovrà assolvere alla necessità di dare personalità ben distinta, e chiara autonomia di funzione e missione, al punto di raccordo, progettazione e pianificazione di tutta l'attività culturale italiana all'estero.
      Il capo del Dipartimento potrà essere scelto in base alla chiara fama, al più alto livello di competenza culturale e professionale, anche al di fuori della carriera direttiva del Ministero degli affari esteri. La sua designazione dovrà essere presentata, per un parere, alle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.

 

Pag. 2


      Il capo del Dipartimento è assistito da un consiglio di amministrazione composto da sette membri nominati dal Presidente del Consiglio dei ministri, dal Ministro degli affari esteri, dai Ministri per i beni e le attività culturali, dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Egli è affiancato da un comitato scientifico costituito da non meno di tre e non più di cinque componenti scelti fra le più note personalità della vita culturale, artistica, scientifica e pedagogica del Paese. Essi sono nominati sentito il parere delle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
      Il personale degli Istituti italiani di cultura all'estero potrà essere scelto, sulla base di un concorso per titoli, fra il personale in servizio presso i Ministeri degli affari esteri, dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per i beni e le attività culturali e delle attività produttive Potranno partecipare allo stesso concorso per titoli i docenti di ruolo delle scuole di ogni grado della Repubblica. I titoli per la partecipazione al concorso sono indicati nel bando del concorso stesso, restando comunque titolo indispensabile il diploma di laurea, valutato anche in base al punteggio conseguito. È anche possibile assumere personale in loco per contratto.
      I direttori degli Istituti italiani di cultura all'estero saranno designati dal capo del Dipartimento che ne sottoporrà la nomina al consiglio di amministrazione. Essi saranno scelti fra il personale attualmente nei ruoli del Ministero degli affari esteri - Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale, in base alla valutazione del lavoro svolto e dei risultati raggiunti negli incarichi del precedente livello. Inoltre, essi potranno essere scelti fra il personale selezionato in base ai concorsi sopra indicati ed a concorsi e ruoli precedenti alla data di entrata in vigore della legge; potranno essere designati, altresì, al di fuori dei citati percorsi funzionali, «per chiara fama».
      Il responsabile e il consiglio di amministrazione, sulla base di materiali e indicazioni forniti dal comitato scientifico, formuleranno un piano triennale di «missione» per gli Istituti italiani di cultura all'estero nelle diverse aree del mondo. È evidente che tale missione non potrà essere identica a New York e Nuova Delhi, e che i piani dovranno tenere fortemente conto della dislocazione storica e ambientale, della presenza e consistenza delle comunità italiane e di emigrati italiani, nonché degli interessi italiani nell'area. Il piano triennale, che comporta anche conseguenti criteri di selezione del personale scelto per titoli e di quello scelto per «chiara fama», sarà oggetto di comunicazione alle Commissioni competenti dei due rami del Parlamento. È prevista anche la nomina di un Comitato per il coinvolgimento degli utenti e delle associazioni.
      È evidentemente necessaria una riduzione del numero degli Istituti italiani di cultura all'estero, per rafforzarne la visibilità e l'efficacia di azione in alcune sedi strategiche. La presente proposta di legge affida tale compito al lavoro critico e organizzativo ed alla competenza del costituendo Dipartimento, del suo capo, del suo consiglio di amministrazione e del comitato scientifico che lo affianca. Allo stesso modo la presente proposta di legge demanda al lavoro di ricerca, inchiesta, dibattito e decisione del Dipartimento la questione (che non può essere decisa in linea generale e una volta per tutte) del rapporto fra attività di rappresentazione e diffusione della cultura italiana nel mondo e attività di insegnamento della lingua. Vi sono infatti legami, tradizioni, impegni e ragioni molto diversi fra Paese d'origine e Paese ospite, che di volta in volta possono consigliare l'orientamento delle risorse in direzione dell'uno, dell'altro impegno o di entrambi. Si evita in tale modo di dare per scontato che tutti possano fare tutto dovunque, come si è sostenuto impropriamente in passato, provocando carichi insostenibili e molti errori.
      Il personale degli Istituti italiani di cultura all'estero e i rispettivi direttori (sia di ruolo che scelti per «chiara fama») sono inquadrati, dal punto di vista amministrativo,
 

Pag. 3

nelle locali strutture diplomatiche, e dovranno coordinarsi con esse, tenendo conto che la rappresentanza legale della Repubblica italiana spetta comunque all'ambasciatore o al diplomatico più alto in grado sul posto. Ma dal punto di vista dei programmi, dei criteri e della organizzazione del lavoro, gli Istituti e chi li rappresenta ricevono istruzioni e programmi dal Dipartimento e ad esso rendono conto con rapporti semestrali. In caso di contestazione o disaccordi sul posto, il capo della delegazione diplomatica ha la responsabilità immediata della decisione. Egli dovrà informare al più presto il Dipartimento della sua decisione, motivando le ragioni e proponendo la soluzione alla situazione contestata. A sua volta il capo dell'Istituto italiano di cultura all'estero offrirà al consiglio di amministrazione del Dipartimento le sue ragioni documentate e si atterrà alla decisione finale del consiglio stesso. Poiché, con le decisioni di riduzione del numero degli Istituti, molte sedi resteranno scoperte, la presente proposta di legge propone l'istituzione dell'addetto culturale, che in alcune sedi di ambasciata e consolari potrà divenire il punto di riferimento delle attività culturali italiane, con le seguenti caratteristiche:

          a) gli addetti culturali saranno scelti dalle stesse liste e con le stesse caratteristiche del personale degli Istituti italiani di cultura all'estero;

          b) essi avranno una dipendenza organica dall'ambasciata o dal consolato, ma un rapporto di coordinamento e comunicazione diretta (quanto ai programmi) con il Dipartimento;

          c) è prevista, in condizioni che saranno proposte dal Dipartimento e decise dal Ministro degli affari esteri, l'istituzione di posizioni di addetto culturale onorario. Si tratta di posizioni non retribuite, ma formalmente annunciate e riconosciute dalla delegazione diplomatica italiana; tali addetti saranno scelti fra esperti di cultura italiana di provata reputazione sul posto e sotto la diretta responsabilità del rappresentante diplomatico italiano. Ciò consentirà il costituirsi di utili legami con le istituzioni culturali del Paese ospite che si occupano di lingua e cultura italiana (università, centri di studi superiori, istituzioni scolastiche) in modo competente e ad un livello apprezzabile.

 

Pag. 4